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Al "Policlinico" il primo trapianto di utero in Italia

Ad eseguirlo su una donna di 30 anni una equipe composta dai professori Pierfrancesco e Massimiliano Veroux, Paolo Scollo e Giuseppe Scibilia. Per il rettore Francesco Priolo "un vero e proprio successo per la sanità universitaria catanese"

22 Agosto 2020
Alfio Russo

È stato eseguito stamattina al Centro Trapianti del "Policlinico" di Catania, in collaborazione con l'Azienda ospedaliera "Cannizzaro", il primo trapianto di utero in Italia. La paziente è una donna siciliana di 30 anni. La donatrice è una donna di Firenze di cui era stata certificata la morte cerebrale. 

A Catania il trapianto di utero è stato portato avanti dall'equipe composta dai professori Pierfrancesco e Massimiliano Veroux dell'Università di Catania e da Paolo Scollo e Giuseppe Scibilia dell'Azienda ospedaliera "Cannizzaro". La trentenne è in terapia intensiva, ma in buone condizioni di salute. 

L'operazione è stata possibile grazie alla collaborazione del Policlinico, sede del centro trapianti, e del Cannizzaro, centro di riferimento per le gravidanze a rischio e per la ginecologia oncologica. 

"È un motivo di grande orgoglio per la sanità di tutto il nostro Paese. La testimonianza stessa di un miracolo 'umano' che restituisce vita grazie al gesto di estrema generosità di una donatrice. Ai medici e a tutti i professionisti impegnati in questa impresa, i complimenti ed il ringraziamento di tutto il governo regionale e del popolo siciliano", ha commentato il presidente della Regione, Nello Musumeci.

"La notizia del primo trapianto italiano di utero realizzato proprio al Policlinico di Catania ci riempie di orgoglio, è un vero e proprio successo per la sanità universitaria catanese". Così il rettore dell'Università di Catania Francesco Priolo ha commentato l'intervento avvenuto al Centro Trapianti dell'ospedale universitario etneo, al quale hanno preso parte i professori Pierfrancesco e Massimiliano Veroux, Paolo Scollo e Giuseppe Scibilia.

"Seguiamo con attenzione il decorso post-operatorio che sembra molto tranquillo - prosegue il rettore -, possiamo comunque già parlare di un'impresa pionieristica che ha avuto notevole rilevanza sui mezzi d'informazione, per la quale manifesto grande apprezzamento da parte dell'intera comunità accademica catanese, evidenziando una delle tante eccellenze presenti nel nostro territorio".

Per Pierfrancesco Veroux, ordinario di Chirurgia vascolare dell'Università di Catania e delegato del rettore alla Sanità e all'Innovazione in ambito medico, si tratta di “un risultato importante frutto del primo programma sperimentale di trapianto di utero in Italia il cui iter è stato avviato nel 2017 con la richiesta all’Istituto Superiore di Sanità e autorizzato nel 2018 grazie al protocollo tra Iss e Centro nazionale trapianti”. “Un programma interdisciplinare che mette insieme la chirurgia vascolare e la ginecologia oltre alla collaborazione tra aziende diverse, “Policlinico” con il Centro nazionale trapianti, unico in Italia in questo campo, e il “Cannizzaro”, con suddivisione dei compiti che vanno dalla selezione del paziente al trapianto dell’organo” spiega il docente etneo, direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia vascolare e del Centro trapianti d’organo del Policlinico di Catania.

“Il trapianto concluso oggi è stato avviato con una telefonata arrivata dal Centro nazionale trapianti nella notte tra giovedì e venerdì su una possibile donatrice che ha messo in moto una macchina operativa di oltre 50 persone per le diverse fasi: dal prelievo dell’organo a Firenze grazie anche ad un aereo privato, alla valutazione dell’organo e della paziente fino alla conclusione trapianto avvenuto a Catania dopo 23 ore consecutive di intervento delle due equipe dirette da me e dal prof. Paolo Scollo – aggiunge Pierfrancesco Veroux -. Un lavoro multidisciplinare che a Catania ha visto in sala operatoria oltre 20 unità di personale che hanno permesso di completare questa esperienza positiva visti i risultati ottenuti: l’organo è ben vascolarizzato e la paziente sta bene. Tutto ciò ci rende molto fiduciosi per futuri trapianti in questo campo”.

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