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L'intervento della prof.ssa Roberta Piazza, ordinario di Pedagogia generale e sociale al Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università di Catania, per celebrare la Giornata internazionale dell'Educazione
È diventato un cliché dire che stiamo attraversando un momento drammatico. Si discute molto del potenziale trasformativo degli eventi legati alla diffusione del COVID-19 e di come potremmo ripensare l'educazione quando distanziamento sociale, lockdown e quarantena saranno superati. Da più parti si invita a pensare, ad esempio, a nuove forme di apprendimento nei diversi contesti - dalla scuola all'università, al mondo del lavoro e dell'educazione degli adulti - che lo rendano più interessante, più centrato sul soggetto in apprendimento, più coinvolgente.
Non voglio sottovalutare le potenzialità che il cambiamento determinato dal COVID-19 potrà avere sull’educazione. È anzi quanto mai necessario e auspicabile riflettere su come realizzare tale cambiamento per le generazioni che stanno vivendo gli effetti della pandemia.
Non a caso l'UNESCO dedica la Giornata Internazionale dell’Educazione, che si celebra il 25 gennaio, al tema Recuperare e rivitalizzare l’educazione per la generazione Covid-19. L'attenzione è dichiaratamente rivolta alle sfide che attendono la società, chiamata a dare nuova priorità all'educazione lifelong quale mezzo per combattere le disuguaglianze sociali, economiche e digitali.
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Il video messaggio di Audrey Azoulay, Director-general of UNESCO, for the International day of Education
Le vicende legate alla diffusione del COVID-19 nei diversi contesti educativi hanno prodotto effetti critici. Saremmo folli se lo ignorassimo. L'Unesco ce lo ricorda, rammentandoci che il COVID-19 ha interrotto l'offerta di istruzione ed educazione in tutto il mondo. La chiusura di scuole, di università, di centri di educazione per adulti, di corsi per la formazione professionale, così come l'interruzione di molti programmi di alfabetizzazione e di apprendimento permanente, hanno influito sulla vita di 1,6 miliardi di studenti in oltre 190 paesi. Anche gli insegnanti - si calcola 63 milioni - sono stati colpiti dalla crisi, essendosi dovuti adeguare all'insegnamento a distanza oppure, in molti casi, perdendo il lavoro. Seppure i governi di tutto il mondo abbiano tentato prontamente di offrire soluzioni alternative, si calcola che almeno un terzo degli studenti del mondo non è stato in grado di accedere all'apprendimento a distanza. L'apprendimento "perso" è stato stimato essere di quattro mesi di scuola per gli studenti dei paesi a reddito medio-basso rispetto alle sei settimane perse nei paesi ad alto reddito. E, sfortunatamente, l'interruzione dell’istruzione è ancora una realtà.
Le Nazioni Unite ci dicono che circa il 40% dei paesi più poveri non è riuscito a sostenere gli studenti a rischio durante la crisi del COVID-19. Inoltre, più di 11 milioni di ragazze e donne – dall'istruzione prescolare all'istruzione terziaria – potrebbero non tornare a scuola nel 2021. La disuguaglianza nel mondo è cresciuta: basterebbe pensare alle possibilità di possedere un computer, dal momento che l'apprendimento on-line è diventato la norma. Circa il 90% di studenti in Africa sub-sahariana non ha accesso ad alcuna forma di apprendimento a distanza e, anche laddove l'online è considerato la norma, è evidente che i soggetti svantaggiati trovano difficile impegnarsi con le modalità dell'apprendimento a distanza. Per di più, la recessione economica dovuta al COVID19 rischia di tagliare gli investimenti nell’istruzione nei paesi a basso reddito, mettendo il futuro di milioni di bambini a rischio. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico - OECD (Report sull'impatto del Covid-19 sull'educazione) calcola infatti che la spesa per l'istruzione potrebbe essere compromessa nei prossimi anni, poiché i fondi pubblici sono diretti prioritariamente alla salute e al benessere sociale.
I più deboli, come i figli di immigrati, hanno ottenuto un supporto limitato per i compiti, dal momento che il 40% non parla a casa la lingua del paese ospitante. Questi bambini hanno anche meno probabilità degli studenti con genitori nativi di avere accesso a un computer e a una connessione Internet a casa o a un luogo tranquillo e adatto per lo studio.
Anche un gran numero di programmi d'istruzione professionale per la forza lavoro si è interrotto a causa della crisi, il che ha comportato l'impossibilità per molti giovani e adulti di continuare la loro formazione per l'accesso al mondo del lavoro.
Vai al webinar a cura dell’OCSE - Career readiness during COVID: How schools can help students enter the labour market in an economic crisis - su come i giovani possono affrontare l’ingresso nel mondo del lavoro durante il COVID-19
L'impatto è stato più evidente sui gruppi più svantaggiati e vulnerabili della società, che sono poi coloro che hanno più bisogno di corsi in presenza. Laddove, come in Germania, sono stati istituiti tutorial online per compensare la chiusura temporanea dei corsi di formazione per gli immigrati (indagine OECD sull'impatto della crisi sui migranti e sui loro bambini), tale apprendimento online si è rivelato difficile per coloro che avevano un modesto livello di istruzione, portando a ritardi sia nell’apprendimento della lingua sia nella conseguente integrazione sociale.
Ad essere peggiorato nel mondo a causa del COVID-19 è anche l'accesso all'istruzione: 258 milioni di bambini e giovani non frequentano ancora la scuola; 617 milioni di bambini e adolescenti non sanno leggere e non possiedono elementi di matematica di base; meno del 40% delle ragazze dell’Africa subsahariana completa la scuola secondaria inferiore e circa quattro milioni di bambini e giovani rifugiati non vanno a scuola. Circa la metà dei bambini con disabilità non sono a scuola. Il loro diritto all'istruzione viene violato e ciò è inaccettabile, ci ricorda l'UNESCO.
Se poi guardiamo all'Italia, la situazione non appare così rosea: mentre la pandemia entra nella seconda e nella terza ondata di COVID-19, costringendo il Paese a nuovi blocchi, molte scuole e Università sono ancora chiuse. Secondo una recente indagine della Comunità di Sant’Egidio, circa 1 minore su 4 è considerato a rischio di dispersione per il numero eccessivo di assenze ingiustificate (più di 3 al mese) o perché non frequenta la scuola dall'inizio dell'anno scolastico; e in caso di interruzione della didattica, 1 bambino su 2 ha difficoltà a seguire la Dad. Il rischio di dispersione è 3 volte più alto nelle regioni del Centro-Sud rispetto al Nord Italia. Infine, in totale una scuola su 9 ha osservato un orario scolastico ridotto fino al mese di dicembre. Aumenta il disagio fra gli studenti per la didattica online, "sostituta imperfetta", e cresce la consapevolezza che l'apprendimento a distanza pone molteplici rischi per il benessere delle giovani generazioni: non solo in termini di conoscenze acquisite, ma anche legati alla sfera affettiva e relazionale.
In video la presentazione del Report della Comunità di Sant'Egidio "I giovani ai tempi del Corona virus sugli effetti della pandemia da Covid-19 sui bambini della scuola elementare e medie". Interevento del presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, che illustra i dati dell’inchiesta effettuata in 23 città italiane su un campione di 2.799 minori
Se la pandemia è stata un campanello d'allarme per i sistemi educativi, che hanno dovuto porsi il problema di come affrontare le crisi ed apprendere ad essere più inclusivi, flessibili e sostenibili, essa ha evidenziato la centralità che l'educazione ha per gli studenti, le famiglie e le comunità. Sembra vero, come sottolinea l'UNESCO, che perdere qualcosa, anche se solo temporaneamente, serve a chiarirne il valore.
La Giornata Internazionale dell'Educazione ci ricorda che si possono sostenere l'educazione e all'apprendimento permanente quali forze motrici della ripresa e della costruzione di società più inclusive, sicure e sostenibili (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASVIS) solo ponendo i sistemi educativi al centro dell'interesse politico e della società e rafforzando le reti di solidarietà e collaborazione fra Paesi e all'interno della società.
Vai al video sull'Obiettivo 4 dell'ASVIS
Al di là delle buone intenzioni, è questo il momento di investire. Investire nella formazione e nello sviluppo professionale degli insegnanti (della scuola, dell'università, della formazione professionale e dei centri per l'educazione degli adulti); nelle infrastrutture, per ridurre il divario digitale che ha impedito a un terzo degli studenti del mondo di accedere all'istruzione durante la chiusura delle scuole; nell'associazionismo socio-educativo, che da sempre supporta le fasce più deboli, per mitigare le perdite dell’apprendimento e riportare i più vulnerabili a scuola; nello sviluppo delle competenze dei lavoratori del futuro, rafforzando qualitativamente la formazione professionale e sostenendo la digitalizzazione della formazione continua.
Unict x International Day of Education | Melissa Bodo (Save The Children, Italia)
Inoltre, la crisi ha evidenziato la necessità di avere cittadini e comunità capaci di vivere in maniera cooperativa con gli altri, essere flessibili, pensare criticamente, rispettare l'ambiente e la diversità ed essere attivamente coinvolti nel trovare soluzioni alle sfide emergenti. La pandemia COVID-19 ha dimostrato che i paesi non necessitano solo di risorse adeguate per affrontare la crisi, ma hanno bisogno che i loro cittadini siano formati per agire in modo più adeguato. La realizzazione di una visione di società (learning society), di regioni e città (learning region e city) fondate sull'apprendimento richiede un approccio all'educazione che consenta alle persone di tutte le età e background di utilizzare qualsiasi processo di apprendimento per sviluppare il loro pieno potenziale.
Il video messaggio del professor Michael Osborne (Chair of Adult & Lifelong Education, University of Glasgow) alla comunità accademica dell'Università di Catania in occasione dell'International Day of Education 2021
L'apprendimento permanente e l'educazione degli adulti sono i mezzi per raggiungere questi obiettivi e fare dell'istruzione un veicolo per promuovere la giustizia sociale, la pace, il rispetto per la diversità, i diritti umani e i valori democratici.
Il video messaggio di Lorenza Venturi (Capo Unità EPALE Italia) alla comunità accademica dell'Università di Catania in occasione dell'International Day of Education 2021.
Prof.ssa Roberta Piazza, ordinario di Pedagogia generale e sociale al Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università di Catania