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Democrazia e conoscenza politica: il presidente del Cga Claudio Zucchelli a Scienze politiche

Lo “scontro” tra politica e antipolitica al centro dell'incontro promosso dal cdl in Scienze delle Pubbliche amministrazioni e dal Progetto Fir “Consenso e autorità nella prospettiva della scienza giuridica. Oltre l’interdisciplinarietà”

16 Giugno 2017
Giuseppe Melchiorri

Lo “scontro” tra politica e antipolitica, una questione estremamente attuale ma con origini molto antiche e che spesso dipende dalla poca cultura politica e della scarsa conoscenza delle sue problematiche. Di questo argomento ha parlato oggi il dott. Claudio Zucchelli, presidente del Consiglio di Giustizia amministrativa per la Regione Siciliana (Cga), ospite del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania  dove ha tenuto un seminario dal titolo “La conoscenza politica degli elettori”. L’incontro, promosso dal prof. Giuseppe Vecchio nell’ambito del corso di laurea magistrale in Scienze delle Pubbliche amministrazioni (corso libero in “Partiti politici e Sistema politico europeo”) e del Progetto Fir “Consenso e autorità nella prospettiva della scienza giuridica. Oltre l’interdisciplinarietà”, è stato coordinato dalla prof.ssa Delia La Rocca, e ha visto la partecipazione di numerosi tra docenti e studenti.

All’incontro - aperto dagli indirizzi di saluto del prof. Antonio Biondi, in rappresentanza del rettore Francesco Basile, del direttore del Dsps Giuseppe Barone e del prefetto di Catania Silvana Riccio - sono intervenuti anche il presidente della Camera amministrativa siciliana Giampiero De Luca, il componente del Cga Giuseppe Barone e i docenti dell’Ateneo catanese Felice Giuffrè, Giuseppe Mineo e Fabrizio Tigano.

Il dott. Zucchelli si è in particolare soffermato sull’impatto del web nello sviluppo della democrazia e nella formazione di una cultura politica da parte degli elettori, spiegando di essersi occupato di questo argomento perché “da giurista, nel corso della mia carriera ho capito che per fare le leggi bisogna prima conoscere la realtà sociale del territorio”. Sin dalle riflessioni di Platone e Aristotele – ha sottolineato il presidente del Cga -, passando per studiosi quali James Madison, Thomas Jefferson, Jean-Jacques Rousseau, Nicolas de Condorcet, si è registrata una sostanziale sfiducia nel popolo elettore a causa della sua poca conoscenza della politica e dei suoi problemi”.

Zucchelli, in particolare, ha citato alcuni studi sull’argomento, condotti principalmente in ambito anglosassone e statunitense: “I risultati segnalano una situazione disastrosa, nella quale circa il solo 20% degli elettori manifesta una conoscenza che va dall’appena sufficiente al buono, il 25% manifesta una ignoranza totale mentre il restante 55% mostra gradi diversi di conoscenza del tutto insufficiente per operare una scelta consapevole. La correlazione tra maggiore scolarizzazione e maggiore conoscenza politica, teorizzata dai Padri della Patria americani, è stata smentita clamorosamente da tutte le rilevazioni. Anche la correlazione tra quoziente di intelligenza medio della popolazione e conoscenza politica è inesistente”.

Ma quali sono le cause della mancanza di cultura politica? Secondo Zucchelli l’ipotesi più accreditata è che questa “derivi da diversi fattori, e particolarmente da un calcolo, inconscio, che l’elettore compie paragonando i costi dell’informazione, in termini di denaro, disagio, lavoro, tempo e il beneficio atteso, cioè la capacità di influenzare il decisore politico. Poiché quest’ultimo beneficio è percepito come praticamente assente, in una valutazione economica costi benefici, l’elettore si astiene dal ricercare la conoscenza affrontando così costi infruttuosi. Per votare ricorre alle così dette scorciatoie informative, la cui insufficienza è dimostrata dagli studi in materia. Si tratta quindi di quella che gli studiosi definiscono ignoranza razionale”.

Per risolvere tali problemi, secondo il presidente del Cga esistono due diverse soluzioni: “la prima determinare la diminuzione della necessità di conoscenza politica aumentando la sussidiarietà orizzontale e quindi restituendo ai cittadini quante più possibili attività oggi sotto il controllo dei politici da eleggere; la seconda è aumentare la cosiddetta sussidiarietà verticale, spostando sempre più in basso verso le comunità locali il momento decisionale e utilizzando strumenti di più diretto collegamento tra il voto e la decisione”. “E’ in questa seconda ipotesi – ha concluso Zucchelli -  che entra in gioco il meccanismo della democrazia tramite il web. In una ottica pienamente liberale ciò non farà evolvere il sistema verso la democrazia diretta, ma potrebbe contribuire all’elaborazione di metodiche partecipative che ricostituiscano, su base moderna, il meccanismo delle aggregazioni tradizionali di pensiero e di volontà: i partiti politici”.

“Ringrazio il dott. Zucchelli per avere accettato il nostro invito – ha affermato il prof. Vecchio – e per la sua lezione di educazione alla cittadinanza e, in particolare, di una riflessione sul senso e il valore della partecipazione consapevole nel processo di costruzione della democrazia. I recenti tentativi di riforma elettorale sono il segnale più evidente di uno sforzo di riorganizzazione della rappresentanza per garantire una corretta ed efficiente funzionalità delle Istituzioni. “E' necessario – ha concluso il docente - integrare e sussidiare gli strumenti costituzionali dei partiti e delle altre forme di partecipazione per garantire l'efficacia della democrazia e l'effettività della rappresentanza”.