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Giornata mondiale della Biodiversità

Intervento di Gaetano Distefano, associato di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree al Dipartimento di Agricoltura Alimentazione e Ambiente dell'Università di Catania

22 Maggio 2021
Gaetano Distefano

La Giornata mondiale della Biodiversità viene celebrata il 22 maggio, giorno in cui, nell’ormai lontano 1992, venne adottata la Convenzione sulla Diversità Biologica. In questa importante occasione, si celebrano la difesa e la tutela dell’ambiente e si ricorda il legame indissolubile che unisce tutti gli esseri viventi del pianeta terra.

La drastica modifica degli ambienti naturali da parte dell’uomo e l’introduzione di essenze vegetali trasportate attraverso antiche e moderne via commerciali hanno comportato un effetto di globalizzazione che ha modificato le nostre abitudini portando a impiegare poche specie vegetali per il consumo alimentare o industriale. Consideriamo che delle oltre 80.000 specie vegetali edibili il 95% dell’alimentazione umana è basata su sole 30 specie. Questa notevole riduzione degli usi delle specie vegetali nell’alimentazione umana e animale ha sicuramente comportato una modifica sostanziale degli ambienti naturali e un drastico impoverimento della biodiversità.

Se riflettiamo sugli aspetti legati all’evoluzione della biodiversità e al suo mutamento nel tempo e nello spazio, sicuramente la Sicilia si offre come modello di notevole interesse. La nostra isola, per la sua lunga e travagliata storia (si pensi alle dominazioni da parte di popoli dalla provenienza eterogenea, dal Nord Europa al bacino del Mediterraneo), per la sua posizione geografica (al centro del Mare nostrum, crocevia commerciale del mondo antico), la sua orografia, la sua varietà di caratteri pedo-climatici, racchiude in sé le potenzialità per accogliere e diversificare una buona parte del panorama delle principali specie coltivate e spontanee.

La storia della Sicilia inizia con la presenza di una incontaminata foresta in cui vive una grande variabilità di fauna e flora che viene eliminata da parte dei Greci e dei Romani per far posto alla coltura del grano, prodotto di base per soddisfare il fabbisogno alimentare. È nota, in quel tempo, anche la presenza di essenze tipiche del bacino del Mediterraneo come il mandorlo, l’olivo, il carrubo e la vite, per fornire prodotti di alto pregio commerciale. Con gli Arabi intorno all’anno Mille si ha l’introduzione dell’arancio amaro e bisognerà aspettare i portoghesi nel XVIII secolo per l’introduzione dell’arancio dolce e altri agrumi di pregio. Mentre solo grazie alla scoperta dell’America saranno introdotte in Sicilia alcune “curiosità botaniche” tra le quali il pomodoro, la melanzana e il ficodindia. Nella rappresentazione usuale e corrente della nostra isola le immagini evocate sono quelle dei mandorli in fiore, dei muretti a secco dei vigneti, dei frutti carnosi del ficodindia, insieme al profumo della zagara, al gusto acidulo del pomodoro. Tutte essenze vegetali, però, introdotte solo negli ultimi secoli e che sono lontane dalla natura originale del territorio.

Queste specie si sono perfettamente integrate, adattate e diversificate riducendo la flora spontanea, ma incrementando gradualmente quella coltivata, trasformando così il territorio in un ambiente rurale ricco di biodiversità di nuova introduzione. Le arance rosse, orgoglio siciliano, hanno avuto origine in provincia di Catania dove, probabilmente, le forti escursioni termiche tra il giorno e la notte hanno spinto la pianta a modificarsi sintetizzando un pigmento rosso (le antocianine) per difendersi dagli stress termici. Questo è solo uno dei tanti esempi offerti dalla nostra regione in cui la diversità e la diffusione di specie di provenienza alloctona si sono non solo adattate ma trasformate, divenendo in seguito elemento distintivo del nostro ambiente.

Nell’eterogeneità del territorio siciliano – che annovera dalla sabbia vulcanica dell’Etna ai litoranei calcarei del versante sud, fino ai terreni aridi e profondamente argillosi del centro della Sicilia –  la grande diversità biologica, costituita da specie selvatiche e coltivate, frutto di interazione secolare se non millenaria con l’ecosistema, rappresenta un patrimonio di inestimabile valore in termini non solo di variabilità biologica, ma soprattutto di tradizione ambientale, gastronomica e culturale in senso ampio.

Gaetano Distefano, associato di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree al Dipartimento di Agricoltura Alimentazione e Ambiente dell'Università di Catania