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“Regole ben precise e maggiore interazione tra parte organizzativa e medica della struttura per abbattere il rischio clinico” ha detto il rettore Francesco Basile
Divulgare un’innovativa metodologia a contrasto del rischio clinico, il Global Trigger Tool sviluppata negli Stati Uniti dall’Institute for Healthcare Improvement di Cambridge nel Massachusetts e dal 2013 avviata in Sicilia grazie ad un progetto della Regione Siciliana, con finanziamento ministeriale, di cui è capofila proprio l’Azienda ospedaliero-universitaria “Policlinico-Vittorio Emanuele” di Catania.
Un progetto che vede, dunque, la Sicilia nelle vesti di regione all’avanguardia per le politiche sanitarie sul rischio clinico e che ha interessato tutte le aziende sanitarie e ospedaliere dell’isola.
E ieri pomeriggio nell’aula magna della Scuola “Facoltà di Medicina” al Policlinico si è tenuto il workshop dal titolo “La gestione del rischio clinico: esperienze europee a confronto” che ha richiamato esperti del settore internazionali e etnei insieme con dirigenti, direttori di dipartimento, medici, studenti dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e in Infermieristica e specializzandi.
“La qualità è un aspetto fondamentale nella sanità in cui, purtroppo, l’errore clinico è sempre dietro l’angolo – ha detto il rettore Francesco Basile -, occorrono regole ben precise e i medici devono essere i primi a proporle perché solo con l’interazione tra la parte organizzativa della struttura e la parte medica possiamo raggiungere l’obiettivo di abbattere il rischio clinico. Al tempo stesso ritengo indispensabile snellire le procedure burocratiche, occorre distinguere l’amministrazione dalla sanità per migliorare il livello assistenziale”.
In chiusura dell’intervento ha ringraziato Vincenzo Parrinello, Responsabile U.O. per la Qualità e Rischio Clinico del “Policlinico” e responsabile scientifico del progetto finanziato dalla Regione Siciliana, per l’impegno profuso in questo campo.
Per il direttore generale l’Azienda ospedaliero-universitaria “Policlinico-Vittorio Emanuele” Salvatore Paolo Cantaro, “la Sicilia, dopo anni che è stata fanalino di coda in campo sanitario, adesso è una delle realtà italiane più all’avanguardia fermo restando che le performance devono ancora essere migliorate”. “E’ un bene mettersi in discussione in un campo come quello del rischio clinico che è stato oggetto di politiche sanitarie di contrasto importanti dopo gli errori clinici di qualche anno fa – ha aggiunto Cantaro -. Ma non basta, occorre migliorare l’organizzazione sanitaria, intervenire sul comportamento dei medici e investire sempre più sugli specializzandi e studenti, giovani colleghi, che rappresentano il dopo di noi”.
Nel corso del workshop, Cantaro e Basile hanno premiato il dott. Edoardo Cicero, specializzando in neurologia che, con il suo studio “Valutazione del rischio tromboembolico nel paziente ricoverato” ha permesso di ridefinire la modulistica aziendale.
A seguire sono intervenuti i presidenti dei corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, Agostino Palmeri, e in Infermieristica, Antonio Mistretta, che hanno evidenziato come il rischio clinico sia oggetto del percorso di studi degli studenti con l’auspicio che ad inizio del prossimo anno accademico si dedichi una giornata a questo argomento”.
Nel complesso sono ben 100 i reparti coinvolti nel progetto, oltre 300 tra medici, infermieri e ostetriche che sono stati formati all’utilizzo della Metodologia Global Trigger Tool, 7.000 le cartelle cliniche valutate alla ricerca di eventi avversi per analizzare le cause e proporre azioni di miglioramento. Ma soprattutto totale accoglienza e partecipazione da parte del personale sanitario coinvolto. Per il dottor Parrinello “il modello Global Trigger Tool non rappresenta la soluzione definitiva alle problematiche del governo del rischio nelle organizzazioni sanitarie, ma vuole essere un ulteriore progresso nello sviluppo dei programmi per la gestione del rischio clinico, da tempo avviati dalla Regione Siciliana, con i quali si intende integrare”. “È illusorio, tuttavia, pensare che la divulgazione di buone pratiche possa, da sola, garantire un efficace miglioramento della sicurezza del paziente – ha aggiunto -. Occorre anche considerare il contesto strutturale, tecnologico, impiantistico ed organizzativo in cui una specifica prestazione viene erogata, le competenze e le abilità degli operatori coinvolti e, nel loro insieme, le risorse necessarie per garantire una prestazione sanitaria sicura ed efficace”.
Al workshop hanno preso parte anche eminenti figure internazionali come Peter Lachman (presidente della Società Internazionale per la Qualità dell’Assistenza da Dublino), Oscar Guzman Ruiz (medico internista al Centre Hospitalier EpiCURA in Belgio), Fernando Vasquez (ordinario di microbiologia della facoltà di Medicina di Oviedo in Spagna) e Maria Unbeck (docente del Karolinska Institutet di Stoccolma e responsabile del progetto Global Trigger Tool in Svezia).