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Il prof. Paolo Taticchi, docente di Strategia aziendale e Sostenibilità d’impresa all’University College of London, ha incontrato gli allievi della Scuola Superiore di Catania: «Talento, passione e dedizione sono una potenza di fuoco»
Com’è possibile che in poco meno di dieci anni, un qualunque ricercatore precario, uno dei tanti talentuosi ‘cervelli in fuga’ dalle università del nostro Paese, riesca a diventare “l’italiano under 40 più influente al mondo”, come ha sentenziato nel 2021 Il Sole 24 Ore, e uno dei quaranta migliori docenti di Business administration del pianeta secondo la rivista specializzata “Poets&Quants”, la bibbia degli MBA?
«E’ la domanda che spesso, quando mi fermo un attimo a riflettere, mi pongo anch’io», ha esordito Paolo Taticchi, professore di Strategia aziendale e Sostenibilità d’impresa e vicepreside dell’University College of London, uno dei primi dieci atenei al mondo, che venerdì scorso ha incontrato le ‘matricole’ della Scuola Superiore di Catania. La sua ‘presentazione’ agli aspiranti ‘studenti eccellenti’ della Ssc è stata un racconto senza veli dell’irresistibile ascesa che lo ha portato ad essere, ancora giovanissimo, uno dei ‘guru’ dell’economia accademica richiesto ad ogni latitudine, e inoltre consulente di importanti organizzazioni in Uk, Usa, Canada, India e Italia, advisor scientifico del Ministero della Transizione ecologica, curatore di progetti in oltre venti Paesi, cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana, ‘benemerito’ della camera di commercio italo-inglese.
Un racconto ‘oltre le copertine’, «la storia che non leggerete sui giornali né su internet – ha detto rivolgendosi ai ragazzi -, un libro aperto sulla mia frenetica vita». Un percorso fatto di incontri, luoghi, persone, scelte, errore, riflessioni, anche di profonde crisi, che in un paio di decenni alla fine lo «hanno portato nella giusta direzione» e che, per il presidente della Scuola Superiore dell’Università di Catania, Daniele Malfitana, «può rappresentare un modello operativo da suggerire ai nostri allievi». Un percorso, ancora, costellato di insegnamenti che, come dei mantra, si è ritrovato ad applicare proficuamente ad ogni tappa successiva della sua brillantissima carriera, e di cui ha voluto fare dono agli studenti catanesi.
Partendo da Perugia e dalla prima esperienza internazionale al college della Cushing Academy di Boston, dove fu inviato per sei settimane dalla propria famiglia per imparare l’inglese, Taticchi ha ricavato il principio che «l’investimento più importante è quello che si fa nella formazione dei figli» e che il contesto internazionale conta, eccome: «L’exposure, ossia il contatto con ambienti e persone molto diverse per nazionalità e culture, ti permette di acquisire un arricchimento enorme, un valore aggiunto che fa la differenza».
La seconda ‘leva’ strategica sono gli incontri con le persone che cambiano il tuo percorso. «Sono quelli che cominci ad ammirare – spiega citando innanzitutto il proprio padre, e poi il prof. Piero Lunghi, geniale docente dell’Università di Perugia prematuramente scomparso, il suo vero mentore, e il docente indiano Kashi Balachandran di NYU-Stern, un’autorità nella gestione di controllo –. Sono tutti quelli che ti rendono una persona migliore, credono in te e di danno delle chances che neanche pensi di meritare. Dobbiamo stare attenti e pronti a cogliere l’opportunità della vita quando si presenta, abituarci a creare connessioni virtuose con queste persone, toccando i tasti giusti».
Ma il solo talento non basta, afferma, mettendo in guardia gli studenti: «E’ sovrastimato. Le carriere importanti si costruiscono sui punti di forza, ma bisogna andare nella direzione di ciò che si ama, oltre i vincoli che il contesto tenta di imporci. Se io non lavorassi cento ore a settimana, non avrei fatto neanche la metà delle cose che ho fatto. Talento, passione e dedizione insieme, invece sono una potenza di fuoco». E poi – conclude – bisogna essere ambiziosi, saper sognare: «L’ambizione è il primo passo verso il successo: se mirate alla Luna e la mancate, colpirete almeno una stella. Ma senza un agire coerente e anche un po’ rischioso, fuori dalla propria comfort zone, senza pensieri e progetti a lungo termine, senza una mentalità imprenditoriale in qualunque cosa si faccia, l’ambizione rimane un sogno bambinesco. Sognare è permesso».