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A Palazzo Ingrassia si è tenuto un seminario sui risultati di Terza missione emersi dalla recente valutazione Anvur e sugli obiettivi futuri dell'Ateneo
La competitività dell’Ateneo di Catania è in continua crescita, ma occorrono investimenti e nuove strategie. E’ quanto emerge dai dati presentati - nel corso del seminario dal titolo “Terza Missione e Community Engagement nell’Università di Catania. Dai risultati Anvur alle strategie per il futuro”, promosso al Palazzo Ingrassia dal dipartimento di Scienze della Formazione nell’ambito del Fir 2014 “Lo sviluppo delle learning cities. Indicatori per l'autovalutazione della Terza missione delle Università” - relativi all’analisi del profilo dell’Ateneo di Catania sulla terza missione, attraverso una comparazione quali-quantitativa dei risultati del rapporto ANVUR, VQR 2011-2014 con quelli del CINECA.
Grazie al confronto per classi di merito con Atenei simili (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Milano, Napoli Federico II, Padova, Palermo, Pisa, Roma La Sapienza, Torino) emergono alcuni elementi di particolare interesse per lo sviluppo dell’Ateneo di Catania nel territorio. Gli atenei, infatti, oltre agli obiettivi fondamentali della formazione e della ricerca, sono chiamati a perseguire una ‘terza missione’, ovvero a operare per favorire l'applicazione diretta, la valorizzazione e l'impiego della conoscenza, contribuendo in tal modo allo sviluppo sociale, culturale ed economico della società, in collegamento con il mondo produttivo e con le istituzioni.
Dev’essere quindi perseguito un modello di università impegnato nel territorio, più collaborativo di quanto non accadesse in precedenza, grazie a una visione olistica, progressiva e sostenibile dello sviluppo locale e in grado di enfatizzare il suo ruolo nell’affrontare lo svantaggio locale e regionale, la disuguaglianza, la diversità.
“Nonostante i risultati possano sembrare contenuti, rispetto a quanto hanno già fatto alcuni atenei di altre regioni, molte di queste realizzazioni (come gli spin-off) sono un successo, considerate le condizioni territoriali e imprenditoriali della nostra regione, frutto dell'impegno di strutture e di persone che si sono dedicate con passione e spirito di servizio a queste attività", ha spiegato il rettore Francesco Basile in apertura dei lavori, alla presenza del direttore generale Candeloro Bellantoni e del direttore del dipartimento Santo Di Nuovo.
«Dobbiamo avviare un nuovo percorso, tenendo conto della posizione dell’Ateneo ad oggi non ottimale, anche se i dati si riferiscono al quadriennio 2011-2014 – ha spiegato il prof. Basile -. Dobbiamo, però, cambiare un po’ la mentalità dei docenti e del personale, nel senso che non possiamo concentrarci solo sulla didattica e sulla ricerca – ha aggiunto il prof. Basile -, dobbiamo puntare maggiormente sull’interazione col territorio e sulla responsabilità sociale dell’Ateneo verso la collettività».
«Dai dati della rilevazione Anvur emerge che dobbiamo migliorare principalmente nell’ambito della “Valorizzazione della ricerca”, mentre andiamo decisamente meglio nell’ambito relativo alla “Produzione di beni pubblici”, anche se siamo chiamati a gestire in maniera più proficua i beni archeologici» ha concluso il rettore.
Sulla stessa linea anche il direttore generale, dott. Candeloro Bellantoni, che ha evidenziato come «il settore “università”, grazie all’Anvur, è l’unico nella pubblica amministrazione ad avere un sistema di valutazione» e ha sottolineato che «l’Ateneo di Catania possiede un ricco patrimonio storico-culturale che deve essere valorizzato e reso più fruibile, come l’Orto Botanico e l’Azienda agraria, per far sì che accresca maggiormente la conoscenza dell’Università nel territorio». «Dobbiamo dare una immagine migliore del nostro ateneo, dei nostri prodotti e del nostro patrimonio per recuperare quei studenti che decidono di andare a studiare altrove o che non si iscrivono proprio all’università» ha aggiunto il direttore generale.
A seguire la prof.ssa Roberta Piazza, coordinatrice del FIR 2014 “Lo sviluppo delle learning cities. Indicatori per l'autovalutazione della Terza missione delle Università”, che «ha consentito di creare un gruppo di docenti provenienti da diversi dipartimenti – Cristina Longo di Economia e Impresa, Giuseppe Mancini di Ingegneria elettrica, elettronica e informatica, Donatella Privitera di Scienze della Formazione e Federica Santagati di Scienze Umanistiche – per approfondire i risultati della valutazione dell’Anvur sulla Terza Missione e proporre l’Università di Catania come interlocutrice principale del territorio etneo con una attività di ricerca maggiormente incentrata sulla città finalizzata a risolvere i problemi della nostra comunità». La docente ha, inoltre, indicato le strategie da seguire per migliorare la posizione d’Ateneo che devono tenere conto «di un’attenta valutazione del contesto e dello sviluppo di nuove forme di comunicazione oltre che di tempi più lunghi per misurare gli esiti». «Occorre poi un approccio strategico per migliorare l’engagement dell’Ateneo fondato su scopi, leadership, premi e riconoscimenti, coinvolgimento del pubblico e degli studenti, ma anche saper ascoltare e apprendere» ha aggiunto la prof.ssa Piazza.
Nel corso della prima sessione dei lavori – “Valutare la Terza missione nell’Università. I risultati dell’Anvur” - sono intervenuti anche Sandra Romagnosi (Anvur), Bianca Maria Potì (Ircres-Cnr, Coordinatrice sotto-Cetm A, Anvur) e Sebastiano Battiato (dipartimento di Matematica e Informatica, Cetm B, Anvur) insieme con i componenti del gruppo di lavoro del Progetto FIR.
Sul tema “La Terza Missione nell'Ateneo catanese: suggerimenti e proposte per una strategia condivisa”, oggetto della seconda sessione dei lavori, si sono registrati gli interventi di Alessandra Gentile (delegato alla Ricerca), Luciano Granozzi (delegato ai Servizi culturali per gli studenti – Radio Zammù e web Tv), Gesualdo Missale (Centro per l'aggiornamento delle professioni e per l'innovazione e il trasferimento tecnologico -Capitt), Carmelo Pappalardo (Centro Orientamento e Formazione - Cof), Filippo Gravagno, Centro interdipartimentale di Ricerca sul Community Engagement (CUrE) insieme con Francesco Mannino, presidente dell'associazione "Officine culturali".