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Prina: Unict in prima linea nella costituzione del Polo per studenti detenuti

Il presidente della Cnupp esorta gli atenei a trovare soluzioni efficaci per le ‘esigenze speciali’ di iscritti in regime di esecuzione della pena

23 Giugno 2022
Mariano Campo

Qual è l'importanza del protocollo che è stato recentemente firmato tra gli atenei aderenti alla Conferenza nazionale dei Delegati dei Rettori per i Poli Universitari Penitenziari e il dipartimento di Giustizia minorile e di Comunità rappresentato dal ministro della Giustizia Marta Cartabia?

Il Protocollo consentirà di offrire le disponibilità di collaborazione e le risorse del sistema universitario ai servizi della giustizia minorile e dell’esecuzione penale esterna, così come dal 2019 facciamo con l’altro Dipartimento con cui abbiamo sottoscritto un protocollo analogo: il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), che gestisce tutto il sistema carcerario. Tre sono le direzioni in cui si svilupperà la collaborazione: garantire il diritto allo studio universitario e il sostegno nei percorsi di laurea a giovani adulti in carico ai Centri per la Giustizia Minorile (negli IPM o seguiti dai servizi esterni) e a persone che scontano pene in forma alternativa alla carcerazione e che sono in carico agli Uiepe, gli Uffici interdistrettuali di esecuzione penale esterna; sviluppare progetti di ricerca (sotto vari profili disciplinari) sulle problematiche affrontate dai servizi minorili e di comunità e sul funzionamento degli stessi che costituiscono interessi di ricerca delle università, ma anche della stessa amministrazione; infine, offrire le molteplici competenze presenti nell’accademia per i programmi di formazione in ingresso e permanente del personale dell’amministrazione penitenziaria dipendente dal Dgmc.

Cosa sta mettendo in cantiere la Cnupp per coinvolgere un numero sempre maggiore di atenei, e promuovere l'importanza della formazione di chi si trova in regime di detenzione per vari motivi?

La Cnupp contava, al momento della sua costituzione nell’aprile del 2018, 22 università aderenti; oggi sono già 42. È il risultato del lavoro di questi anni per estendere la rete di atenei sensibili e coinvolti. In particolare, abbiamo lavorato per stimolare e sostenere gli atenei delle Regioni in cui non vi erano impegni di questo tipo, in particolare la Puglia e la Sicilia. Oggi in queste regioni tutte le università esistenti hanno avviato attività per garantire il diritto allo studio a persone private della libertà, sottoscrivendo convenzioni o accordi con i Provveditorati regionali dell’amministrazione penitenziaria e con i singoli Istituti dei territori. Nel caso della Sicilia con il coinvolgimento anche della Regione e del Garante regionale dei diritti dei detenuti.

Come giudica la partecipazione dell'ateneo di Catania alla Cnupp, e che peso può già assegnare ai risultati raggiunti da Unict in un solo anno?

Tra gli atenei siciliani, quello di Catania ha da subito avviato tutti i contatti e le attività che rappresentano l’essenza del percorso per pervenire alla costituzione di quello che chiamiamo un “Polo per studenti detenuti”. Per questo è necessario un impegno dell’Università che, partendo dal riconoscere appieno che questi studenti privati della libertà sono pienamente titolari del diritto di iscriversi e seguire il percorso di studi che desiderano, li consideri studenti “con esigenze speciali”. Ossia studenti che per esercitare effettivamente tale diritto debbono essere sostenuti con impegni diversi. Coinvolgendo i docenti, ma anche mettendo in campo personale dedicato come tutor o amministrativi e offrendo strumenti utili (libri, attrezzature informatiche, possibilità di connessioni per la didattica a distanza, ecc.). La strada intrapresa a Catania fa ben sperare. Ma sarà sostenuta proprio dalla partecipazione al confronto in sede Cnupp che garantisce sostegni e scambi proficui con tutte le altre esperienze e un orizzonte di accordi quadro e protocolli che vincolano le amministrazioni penitenziarie a sostenere e agevolare l’impegno delle università.