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Lettera aperta del prof. Santo Di Nuovo, presidente dell’Associazione Italiana di Psicologia
Come presidente della Associazione Italiana di Psicologia che lavorano nelle università e negli enti di ricerca italiani ho il dovere di esternare la perplessità e l’amarezza nel costatare che il “Decreto Rilancio”, che vuole avviare la ripresa dopo il disastro economico e sociale dell’epidemia CoViD, mentre prevede un (giusto) incremento nel Servizio Sanitario Nazionale di diverse figure professionali, dimentica del tutto la psicologia. Come se l’indispensabile rilancio del lavoro e dell’economia potesse fare a meno di condizioni e contesti di sicurezza e di benessere mentale per chi il lavoro deve svolgerlo.
Solo alcuni esempi, fra tanti.
Bene assegnare voucher per incoraggiare i cittadini ad un periodo di vacanza e rilanciare così l’industria turistica, ma tutti i cittadini provati dalla crisi saranno in condizione di programmare e godere una vacanza rilassante e rigeneratrice? Giusto sostenere la ripresa della scuola, ma cosa è cambiato intanto nella mente di alunni, docenti, genitori dopo l’esperienza della didattica a distanza? E nella mente dei lavoratori mutati di punto in bianco in ‘smart workers’? La forzata chiusura e il distanziamento sociale tante cicatrici lascia nelle relazioni con se stessi e con gli altri, che certo non basterà un “liberi tutti” per risanare…
Stupisce constatare che, dopo un colpo così grave all’equilibrio psicologico della popolazione, specie delle fasce più deboli (bambini, famiglie problematiche, persone con disabilità, anziani), si pensi che basterà finanziare l’economia per recuperare il benessere e la qualità di vita che di una sana vita sociale è presupposto e condizione.
Quanto il malessere tra i cittadini è diffuso lo sa bene il Ministero della Salute, che ha voluto attivare un numero verde di sostegno psicologico gratuito per i cittadini in difficoltà, ed ha chiesto alle associazioni di psicologi di partecipare: cosa che tutte le società hanno fatto con pronta disponibilità e dedizione. I grandi numeri di richieste e di risposte testimoniano che il sostegno psicologico è molto richiesto, ed è utile. Ma questo vale solo nel momento dell’emergenza? Dopo di che tutto si aggiusterà per incanto, e basterà aumentare infermieri e servizi socio-assistenziali (senza nulla togliere a queste importanti categorie!) per far sparire ansia, stress e depressione, e potenziare il benessere e la qualità di vita dei cittadini?
Come Associazione di quanti fanno ricerca e didattica in psicologia esprimiamo i nostri dubbi, con tre diverse motivazioni.
Come Associazione Italiana di Psicologia in un recente documento, divulgato anche sui media e inviato alla task force governativa per la ‘ripresa’, abbiamo descritto alcuni dei problemi psicologici connessi alla crisi pandemica e alle fasi di uscita da essa; con riferimento soprattutto alle fasce deboli della popolazione che pagano maggiormente le conseguenze della crisi.
Abbiamo proposto l’istituzione di osservatori a livello nazionale per il monitoraggio sulle condizioni di salute psicologica della popolazione e per l’identificazione precoce del rischio di disagio psichico.
Auspichiamo che una maggiore attenzione venga dedicata da chi governa anche a questi problemi, perché nessun reale ‘rilancio’ di un paese dopo una pesante crisi può prescindere dal rilancio del benessere psicologico di tutti i suoi cittadini.