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Rimarrà aperta fino al 25 settembre la mostra “Paesaggi Sismici - Il Belice a 50 anni dal terremoto”, organizzata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), in collaborazione con la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana Alberto Bombace, le Università di Palermo e Catania, la Rete Naturale e Museale Belicina e l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Inaugurata il 12 settembre scorso, nel corridoio del Chiostro di Levante del Monastero dei Benedettini, in occasione del congresso della Società Geologica Italiana e della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia, la mostra ha già richiamato numerosi visitatori e visto il particolare interesse suscitato rimarrà aperta, sempre gratuitamente, per qualche altro giorno.
La mostra “racconta”, attraverso le immagini, l'impatto che la tragedia ha avuto nella Valle del Belice prima e dopo il terremoto del 15 gennaio del 1968.
Quello del Belìce è stato il primo terremoto visto dagli italiani attraverso la televisione. L’evento principale del 15 gennaio, di magnitudo 6.4, fu anticipato da una forte scossa il giorno precedente e seguito da altre repliche sino al successivo 25 gennaio; complessivamente gli eventi di magnitudo compresa tra 5.0 e 5.5 furono cinque. Dei quindici paesi interessati, dieci furono maggiormente colpiti e, fra questi, quattro distrutti: Gibellina, Montevago, Salaparuta e Poggioreale.
“Tra le opere in esposizione”, spiega Mario Mattia, ricercatore INGV, “è possibile osservare alcune foto tratte dal grande archivio del giornale palermitano “L’Ora”, storico quotidiano siciliano che tra il 1900 ed il 1992 è stato osservatore e critico di tutto ciò che accadeva in Sicilia. “Quelle foto”, prosegue il ricercatore, “selezionate in base ai temi che i vari pannelli della mostra trattano, sono il cuore della mostra stessa”.
“Una preziosa rete di collaborazioni ha reso possibile questa esperienza” aggiunge Paolo Madonia. “La Biblioteca Centrale della Regione Siciliana Alberto Bombace”, prosegue il ricercatore, “ha permesso l'utilizzo del grande archivio fotografico del giornale “L’Ora”, le Università di Palermo e Catania hanno fornito un contributo scientifico di primaria importanza su aspetti che vanno dalla geologia all’urbanistica, passando attraverso gli studi di agronomia e sociologia, mentre il contributo della Rete Naturale e Museale Belicina ha permesso di evidenziare le potenzialità di quel territorio. Fondamentale poi”, conclude Madonia, “il contributo dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, che ha sviluppato, insieme ad un motivato gruppo di studenti, il progetto grafico e di comunicazione visiva che ha reso questa mostra piacevole da seguire e da guardare”.
Dal 5 al 31 ottobre l’esposizione proseguirà nei locali della Biblioteca Centrale della Regione Siciliana Alberto Bombace a Palermo.