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C'era una volta il Fru... a Catania

A pochi giorni dall'apertura della nuova edizione, che si terrà nella città etnea dal 19 al 21 maggio prossimi, riviviamo le pagine più belle dell'edizione 2008 del Festival delle radio universitarie italiane

9 Maggio 2022
Mariano Campo

Sta per alzarsi il sipario sulla nuova edizione del Festival delle Radio Universitarie, la kermesse di incontri ed eventi sul mondo della radiofonia studentesca promossa dal circuito RadUni, l’associazione che riunisce gli operatori dei media radiofonici universitari italiani, che da giovedì 19 a sabato 21 maggio sarà ospitata dall’Università di Catania e da Radio Zammù, l’emittente dell’ateneo catanese (ascolta l'intervista a Marco Napoleoni, presidente di Raduni).

Oltre un centinaio di studenti da Trento a Messina, da Novara a Napoli, animeranno le sedi del centro storico, parteciperanno ai laboratori e ai workshop con personaggi di rilievo nazionale del mondo del giornalismo e della radio, si confronteranno nei tradizionali contest per il miglior speaker e il miglior programma delle emittenti universitarie, e si scateneranno con il Dj set finale del sabato sera al Monastero dei Benedettini.

Quello che molti non sanno è che Catania sarà la prima sede accademica ad ospitare il Fru per la seconda volta, riagganciandosi a un percorso che, dal 2007 ad oggi, si è snodato attraverso le tappe di Padova, Salerno, Perugia, Cosenza, Pisa, Prato, Novara, Milano, Napoli, Verona, Cagliari, Roma e Venezia (ma quest’ultima – denominata non a caso Frutopia - fu un’edizione interamente digitale). Nel 2008 fu infatti la città etnea a organizzare la seconda edizione del neonato Festival delle Radio Universitarie, che allora fu promossa dal Centro orientamento e formazione e dal settore “Circuiti culturali” dell’Università di Catania con il determinante sostegno di Telecom Italia e la "media-partnership" di Radio Rai.

Un evento che è ancora ben presente nel ricordo dei protagonisti di allora, tra cui il professor Luciano Granozzi, delegato pro-tempore ai “Circuiti culturali”. «Il Fru del 2008 fu una grande impresa della prima generazione di speaker di Radio Zammù – sottolinea il docente -, e fu possibile, oltre che per il sostegno dell’Ateneo, soprattutto per l’entusiasmo e il grande spirito di squadra dei ragazzi». In fondo, osserva il professore, la radio catanese era appena nata, dando uno sbocco pratico all’attività del Medialab, un percorso didattico dell’allora Facoltà di Lingue e letterature straniere che si proponeva di insegnare facendo, mettendo studenti e docenti attorno allo stesso tavolo con il supporto di professionisti come Enrico Escher e Gianluca Reale. «Improvvisamente i nostri ragazzi, che avevano fondato quella piccola realtà, si trovarono al centro dell’attenzione nazionale – continua Granozzi -, forti anche del fatto che all’epoca Zammù era la sola radio universitaria che trasmetteva in frequenza Fm oltre che sul web. E ciò sicuramente ebbe un suo peso».

I giornalisti Rai Antonio Caprarica, all’epoca direttore dei giornali radio, e Alma Grandin, la ‘cantantessa’ Carmen Consoli con il suo omaggio artistico alla grande Rosa Balistreri, la divulgatrice scientifica Sylvie Coyaud, il direttore di Radio Due e Radio Tre Sergio Valzania, i top manager Gianluca Dettori, fondatore di Vitaminic, Maurizio Coppolecchia e Lele Dainesi, i musicisti Meg e Bugo, le band de Ipercussonici e Zapato e i Bluesacci, il dj Alessio Bertallot, furono soltanto alcuni dei numerosi ospiti di prestigio del Festival nelle due intensissime giornate del 29 e del 30 maggio 2008, a fare da contorno ai workshop sul futuro dei new-media italiani, sul giornalismo radiofonico, sulla costruzione di una rete fra le emittenti universitarie di tutto il Paese, che facesse leva sulle potenzialità del Web 2.0, ovvero la sempre maggiore capacità di Internet di dare spazio ai contenuti prodotti dagli utenti.

E uno spezzone del Festival fu anche trasmesso nel corso di una puntata de “Gli Spostati” di Radio Due Rai, condotta in diretta dal Monastero da Massimo Cervelli e Roberto Gentile, con l’intervento di Paola Turci e Marina Rei. In quella occasione, inoltre, Raduni e Scf, il consorzio che in Italia gestisce per conto di artisti e produttori discografici i diritti relativi all'utilizzo in pubblico di musica registrata, siglarono la prima convenzione che avrebbe permesso alle radio universitarie di usufruire di particolari condizioni economiche per la trasmissione di musica online attraverso il web. Fu un successo importante, dunque, per il 'movimento' della radiofonia universitaria italiana che stava iniziando tenacemente a lavorare per creare rete e sinergia tra le nuove esperienze nascenti nel Paese. «Nel meeting di Catania la presenza di radio universitarie è stata tre volte superiore rispetto alla prima edizione – confermò Romeo Perrotta, allora presidente di Raduni -. Inoltre, rappresentanti di istituzioni pubbliche e delle aziende private, professionisti della comunicazione e docenti universitari hanno avviato per la prima volta insieme una riflessione sulle prospettive e gli sbocchi legati al fenomeno della radiofonia universitaria». Insomma, con la presenza di radiofonici universitari provenienti da circa 25 atenei italiani, il Festival del 2008 di Catania fu - oltre che una grande festa - una straordinaria occasione per condividere esperienze, informazioni, competenze, scambiare pratiche e mettere a punto nuovi progetti nel campo della didattica e della comunicazione, grazie al ricorso consapevole e creativo alle risorse presenti nella rete.

Le brochure dell'edizione 2008 del Festival delle radio universitarie

Le brochure dell'edizione 2008 del Festival delle radio universitarie

Quasi si commuove Alessandro Raimondo, per tutti Axl, a lungo station manager di 6023 (la radio dell’Università del Piemonte Orientale) e poi presidente di Raduni. «Per me era la prima volta di un Fru, e ricordo benissimo tutto. Carmen Consoli e Marina Rei, l’omaggio a Rosa Balistreri, il collegamento con in diretta con Fiorello, Caprarica nel giardino dei Benedettini, il concerto di Meg e Bugo ma anche la granita e la pasta di mandorla in via Etnea e io che "cazziavo" già i miei colleghi perché una mattina sono scappati al mare invece di partecipare a un workshop».

«Fu un’esperienza indimenticabile – gli fa eco Gianluca Reale, allora coordinatore del progetto Radio Zammù per conto dell’ateneo catanese -. Era il primo Festival delle radio universitarie ad assumere la forma di un grande evento, grazie all’impegno dell’Università che vi credette profondamente e degli sponsor che lo sostennero. Da fondatore e primo coordinatore di Radio Zammù, mi porto dentro la sensazione di grande entusiasmo di quei giorni: le dirette, i dibattiti con ospiti di caratura nazionale, la musica, i concerti con migliaia di spettatori, l’atmosfera di amicizia, la voglia di “fare radio”. Fu l’occasione per portare alla ribalta nazionale un network di media indipendenti, formativi, sperimentali che attorno all’associazione Raduni stava prendendo corpo in tutta Italia, da Nord a Sud. Un processo che sembrava avviato a grandi cose, puntando al modello delle “college radio” come voci indipendenti ma capaci di aggregarsi sino a divenire un medium federato che desse spazio ai contenuti provenienti dal basso. Un’idea che trovò sponda in grandi aziende come Telecom Italia che abbracciarono il “movimento” sostenendolo per alcuni anni. Ai tanti studenti, docenti, coordinatori, professionisti impegnati nel mondo delle radio universitarie faccio un enorme in bocca al lupo: pensiero critico, indipendenza, collaborazione e creatività siano i valori su cui andare sempre avanti».

Ritorna alle origini di quell’evento Alberto Conti, attuale station manager della radio catanese, che ripesca alcune delle immagini scattate da Gaetano Timpanaro e pubblicate sul magazine Rockspolitik: «Eravamo a Padova - precisa Alberto -, e lanciammo l’idea di fare l’edizione successiva a Catania, ma mi sembrava un’idea vaga, frutto dell’entusiasmo del momento. Poi nel corso dell'anno questa idea divenne sempre più concreta e tutto l'evento iniziava a costruirsi. Siamo riusciti a costruire un festival ricco di eventi e di giornalisti e conduttori radiofonici di altissimo spessore, con trasmissioni in diretta per Radio Deejay e Radio Due Rai. Ricordo inoltre che eravamo molto soddisfatti per essere riusciti a coinvolgere tutta la comunità studentesca e cittadina con gli eventi serali che si sono trasformati in vere e proprie feste, a base di musica e partecipazione. Se al Fru di Padova va il merito di avere per la prima volta acceso i riflettori su questo mondo, al primo Fru di Catania spetta quello di aver dimostrato tutte le potenzialità del movimento delle radio universitarie e di aver lasciato intuire come sarebbe cresciuto negli anni».

L’ultimo ‘amarcord’ è quello di Stefania Tringali, che quell’anno vinse il contest come miglior speaker universitaria e oggi lavora a Radio Capital, dopo aver collaborato con Radio DeeJay e M2O. «Nel 2008 – afferma “LaTringa”, allora in onda con il nome d’arte “Stefi Rmx” – non eravamo soltanto una radio universitaria, noi di Zammù eravamo soprattutto un gruppo di amici che condividevano e coltivavano un grande sogno. Io avevo poco più di 18 anni e da allora, in qualche modo, non ho mai smesso di farne parte. L'idea di essere noi a ospitare tutte le altre radio universitarie e o grandi nomi della radio nazionale, dopo il primo appuntamento di Padova, ci emozionava, ancor prima di responsabilizzarci, perché sognavamo da sempre di fare la radio e di imparare direttamente dai numeri uno. Tra le sensazioni più forti di quella edizione, c'è stata quella di incontrare personalmente Carmen Consoli: per i catanesi è una testimonial della città, e lei quella volta si trovava ai Benedettini perché Radio Zammù aveva fatto di tutto per averla come ospite». L’altro ‘ricordo del cuore’ di Stefania è legato alla vittoria nel contest per la ‘miglior voce’ nazionale: «Ho vinto praticamente senza esperienza e senza dizione – si schermisce -, della cerimonia di premiazione ricordo però soprattutto il concerto finale, gremito di gente. Lì ho realizzato davvero quello che eravamo riusciti a fare: avevamo portato la città dentro la nostra radio, e ci è sembrata una cosa eccezionale».