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Le strategie per prevenire e contrastare la corruzione nel settore sanitario

Il rettore Francesco Basile: “Formazione, trasparenza e meritocrazia le strade da seguire”

14 Maggio 2018
Alfio Russo

«Prevenire, contrastare, stimolare le segnalazioni di casi di corruzione, ma anche formazione, trasparenza e meritocrazia». Per il rettore dell’Università di Catania Francesco Basile sono queste le parole chiave per risolvere «una problematica che attanaglia la Sicilia più di altre regioni italiane con un tasso di incidenza del 16,1% a fronte di una media nazionale dell'11%», che stamattina è stato oggetto dell’incontro dal titolo “Politiche, strategie e strumenti – Per prevenire e contrastare i fenomeni di corruzione nel settore sanitario e nella Pubblica amministrazione” promosso da Transparency International Italia nell’ambito del progetto Curiamo la Corruzione, in partnership con Censis, Rissc e Ispe Sanità e con il “Policlinico” di Catania.

«Dobbiamo stimolare le segnalazioni dei casi di corruzione abbattendo l’omertà – ha aggiunto il rettore -. Da rettore di un ateneo che sul territorio rappresenta la seconda istituzione per numero di dipendenti posso solo confermare che la nostra Università, in questo contesto, è impegnata molto sulla formazione dei giovani e sulla conoscenza di ciò che è lecito e ciò che è illecito perché spesso si ritiene lecito ciò che, invece, è illecito. Ma soprattutto dobbiamo favorire e rendere sempre più trasparenti i concorsi e gli appalti e l’Ateneo, sin dall’inizio, ha aderito alle linee guida riferite alle università del “Piano Nazionale Anticorruzione” emesse dall’Anac nominando un Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza, ma non solo. Stiamo lavorando molto sulla meritocrazia, perché il merito deve essere sempre al primo posto nella valutazione di candidati, al fine di creare un sistema “sano” in cui tutte le categorie, da quelle dirigenziali ai cittadini, siano ascoltate per definire le strategie da seguire per risolvere questa problematica definitivamente».

«Ritengo che siamo sulla buona strada – ha aggiunto il prof. Basile alla presenza del commissario del “Policlinico” di Catania Giampiero Bonaccorsi -, ma molto deve essere fatto e solo con una continua sinergia tra istituzioni possiamo debellare la corruzione sul territorio e in particolar modo in un settore delicato e importante come quello della Sanità».

Non a caso secondo i dati dell’Istat oltre mezzo milione di famiglie italiane ha ricevuto almeno una volta nel corso della vita richieste di denaro o altro per essere facilitate in occasione di ricoveri, interventi, visite mediche, mentre nel solo ultimo anno le famiglie vittime di corruzione in sanità sono state 107.000. Le analisi condotte nell’ambito del progetto rivelano che nel 2016 il 25,7% delle Aziende sanitarie ha vissuto al proprio interno almeno un episodio di corruzione. Il rischio di inefficienze e sprechi nelle Asl risulta più alto per l’acquisto di servizi sanitari, mentre negli ospedali lo è per l’acquisto di beni. La corruzione resta quindi un tarlo all’interno del nostro sistema sanitario, come testimonia anche il monitoraggio effettuato da Transparency International Italia, da cui risulta che da gennaio 2018 ad oggi, sono comparse sui media nazionali ben 29 notizie su casi di corruzione in sanità.

Un tema su cui l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, è intervenuto con toni molto decisi precisando «l’impegno sul campo della Regione che ha rinnovato la convenzione biennale con l’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) chiedendo di fornire supporto alle aziende sanitarie per il rafforzamento della trasparenza e la prevenzione della corruzione, anche attraverso l’applicazione di un protocollo di intesa siglato di recente tra Agenas e Anac». L’assessore ha, inoltre, evidenziato «la necessità di applicare i principi della trasparenza e correttezza nella gestione di un sistema sanitario regionale che incide molto sul Bilancio della Regione alla luce di due dati importanti come la corruzione percepita e la mobilità passiva». «Ogni anno la Regione Siciliana spende 250 milioni di euro per i siciliani che si curano fuori regione non tanto per motivi legati alle cure assistenziali, visto che i nostri professionisti curano con successo il 90% dei casi, ma per i difetti di comunicazione esistenti che rappresentano in modo inadeguato il nostro sistema sanitario». «Tutto ciò produce diseconomia e un danno di immagine per la nostra Regione così come i casi corruttivi nella sanità» ha aggiunto Razza.

L’assessore poi, ha posto l’accento «sul rafforzamento delle misure di controllo in riferimento agli acquisti in ambito sanitario», sui «bandi a evidenza pubblica relativi all’accreditamento delle strutture private convenzionate», e sulla «rotazione del personale, dai dirigenti al personale tecnico-amministrativo, per prevenire e ridurre eventuali eventi corruttivi con particolare riferimento alle aree a più elevato rischio».

«Dobbiamo trasformare in buone prassi quotidiane le regole dell’Anticorruzione che sono state scritte dalla docente e costituzionalista dell’Università di Catania, la prof.ssa Ida Nicotra, consigliere Anac responsabile per la sanità» ha concluso l’assessore Razza. Proprio nel corso dei lavori sono intervenuti rappresentanti delle aziende sanitarie siciliane, esperti della materia come la prof.ssa Nicoletta Parisi, consigliere Anac, e delle numerose associazioni impegnate nel settore.