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A Scienze politiche la “lectio” di Ugo De Siervo sulla Costituzione

Il presidente emerito della Corte costituzionale: «Ancora oggi la Carta è uno dei pochi fattori di unità di questo Paese»

24 Ottobre 2019
Alfio Russo

«Ancora oggi la Costituzione è uno dei pochi fattori di unità di questo Paese: prevede procedure, valori e principi che sono tuttora vitali. Credo che ci si debba ispirare ancora a quei principi e a quei valori, magari correggendo alcune singole articolazioni». Questo il messaggio del prof. Ugo De Siervo, presidente emerito della Corte Costituzionale, pronunciato questa mattina nel corso della “lectio” su Giorgio La Pira, intitolata "Principi contro i totalitarismi e rifondazione costituzionale", sulla Costituzione della Repubblica italiana.

In un’aula magna gremita di studenti e docenti - al Polo didattico "Gravina" del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Catania – il prof. De Siervo ha anche evidenziato che «la Costituzione oggi da una parte dimostra di essere stata una buona “carta” che ha passato anni difficilissimi, periodi di enormi tensioni politiche e di difficoltà nel ricostruire la convivenza nazionale, dall’altra parte deve far fronte ai limiti del sistema politico che erodono, contraddicono e modificano radicalmente la stessa Costituzione». E sulla Consulta, di cui è stato presidente tra il 2010 e il 2011, il giurista ha aggiunto che «si tratta di un organo creato dall’Assemblea costituente con un contributo diretto di Giorgio La Pira, il quale sosteneva che non basta affermare i principi, ma occorre garantirli imponendo anche al Parlamento di rispettare la Costituzione e credo che in questo contesto la “Corte” abbia funzionato, contribuendo, anche con qualche errore, all’affermazione e alla diffusione dei principi costituzionali».

A seguire il prof. De Siervo, che ha curato il III volume dell'edizione nazionale degli scritti di Giorgio La Pira, ha concentrato il suo intervento sul decennio 1938-1948, sull’impegno del politico e docente originario di Pozzallo in quegli anni nella lotta contro il totalitarismo fascista e contro le leggi razziali oltre che per l'affermazione dei diritti inviolabili della persona nella nuova Costituzione improntata a principi solidaristici.

«La Pira ha cominciato a impegnarsi per il Paese e la società italiana da studioso di Diritto romano e da grande credente cristiano – ha spiegato il docente -. Dalla fine degli anni ’30 comincia a occuparsi a fondo della crisi degli Stati che stanno massacrando minoranze linguistiche, culturali e politiche e progressivamente diventa un punto di riferimento delle tante forze politiche contro lo stato autoritario, nazista e comunista. Un giovane, tra i 30 e 40 anni, che si impegna molto in politica in un contesto autoritario, ma diventa noto tanto che conquista numerosi consensi e non a caso dopo la guerra tutti si rivolgeranno a lui per entrare a far parte dell’Assemblea costituente per realizzare la Costituzione».

Prima della “lectio” sono intervenuti, per i saluti, il rettore Francesco Priolo, il presidente del corso di laurea in "Management della pubblica amministrazione" Salvatore Aleo, i docenti Giuseppe Speciale (Storia del diritto medievale e moderno di Giurisprudenza) e Felice Giuffré (Istituzioni di diritto pubblico di Scienze politiche e sociali). «Per gli studenti oggi è un giorno importante perché, in linea con l’università che vogliamo, hanno modo di ascoltare la lezione di un ospite di eccezione su un docente che ha scritto la storia del nostro Paese – ha spiegato il rettore -. La Pira fu senza dubbio uno dei grandi protagonisti della nostra Assemblea Costituente, una figura che insieme ad altre, seppur con una visione diversa della res publica, ha collaborato per scrivere le regole, i principi fondamentali e inviolabili a cui tutti in futuro si sarebbero dovuti attenere. E su questo “patto” si è raggiunto un accordo, la nostra Costituzione che ancora oggi, nella sua prima parte, quella sui principi, pone limiti e barriere al legislatore su un baluardo inviolabile, quello della difesa di tutti noi dai totalitarismi».