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Sicilia 2030: ripartiamo da un Piano per le infrastrutture

Il prorettore Magnano San Lio: “L’Università di Catania è impegnata in diversi campi per migliorare e potenziare il territorio”

23 Gennaio 2019
Alfio Russo

«L’Università di Catania oggi non si occupa solo di didattica e ricerca, ha aumentato il suo impegno nel campo delle infrastrutture, dell’energia e del patrimonio culturale e artistico con l’obiettivo di migliorare e potenziare i servizi e l’occupazione nel nostro territorio, perché l’ateneo ha anche un compito etico verso i nostri giovani: creare opportunità lavorative, offrire condizioni per la ricerca e frenare la fuga di cervelli». Con queste parole il prorettore dell’Università di Catania Giancarlo Magnano San Lio è intervenuto al convegno “Sicilia 2030: ripartiamo da un Piano per le infrastrutture” alla presenza del presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, del presidente della Regione, Nello Musumeci, e del sindaco di Catania, Salvo Pogliese.

«L’Università di Catania – ha aggiunto il prorettore – in questi ultimi mesi ha rafforzato la sinergia con la Regione e con il Comune di Catania e con tutti gli operatori del settore delle infrastrutture sostenendo e coordinando diverse attività come la redazione del Piano regionale dei trasporti, gli studi trasportistici e economici per il cofinanziamento della linea metropolitana Fce e anche contribuendo al finanziamento del trasporto pubblico locale per i nostri studenti tramite abbonamenti gratuiti. Al tempo stesso abbiamo messo a disposizione le nostre competenze scientifiche anche nella costituzione di un Osservatorio regionale della mobilità e dei trasporti».

Ad aprire i lavori il sindaco di Catania Salvo Pogliese che ha sottolineato come «le infrastrutture costituiscano una precondizione per lo sviluppo in Sicilia». «Penso al ponte sullo Stretto, opera di fondamentale importanza non soltanto per la Regione, ma per la nostra nazione, anche per l’effetto domino che andrebbe a determinare dando continuità al corridoio scandinavo-mediterraneo – ha aggiunto il primo cittadino -. Catania è dotata di un sistema integrato di trasporto che conta un aeroporto da 10 milioni di passeggeri; una rete metropolitana in via di sviluppo che con l’ultimo tratto Stesicoro-Aeroporto avvierà anche l’intermodalità; un sistema portuale che sta crescendo in maniera significativa sia sulla crocieristica sia, in sinergia con Augusta, sul trasporto merci. E proprio su questo fronte credo si possano ottenere tassi di crescita ancora più significativi, soprattutto dopo i miglioramenti infrastrutturali realizzati all’interno del canale di Suez, e grazie al geocentrismo della nostra regione».

«Una riflessione a parte - ha proseguito Pogliese – vorrei farla sulle Zes, per le quali ritengo sia fondamentale un’accelerazione, e il presidente Musumeci si sta già attivando: laddove infatti sono state realizzate, come in Polonia, hanno prodotto eccezionali benefici per i territori. In merito infine all’autostrada Catania – Ragusa, mi auguro che il rinvio di qualche giorno fa del Cipe non rappresenti l’interruzione di un percorso atteso dal nostro territorio da oltre 20 anni e che è assolutamente necessario per la crescita di tutto il bacino del Sud-Est».

A seguire il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che ha sottolineato in apertura del suo intervento come «la Sicilia abbia delle potenzialità straordinarie inespresse, non sfruttate». «Basta vedere i numeri nel campo del turismo: proviamo a guardare quanti voli arrivano in Sicilia e che infrastrutture ci sono, e quanti voli rispetto a quelli delle Balerari, giusto per far un esempio - ha aggunto Tajani -. La Sicilia è una delle isole più belle del mondo con un patrimonio culturale straordinario che va sfruttato anche per abbattere la disoccupazione giovanile. È inconcepibile che l’alta velocità si fermi a Salerno, che le infrastrutture digitali siano insufficienti, che il più grande porto del Mediterraneo sia quello del Pireo. Dobbiamo colmare questo gap con il Nord e con l’Europa e la strada da seguire, e oggi sono qui proprio per proporlo, è un Piano per il Sud che preveda l’utilizzo dei fondi europei che finora non sono stati usati dalle regioni meridionali per farne un pacchetto unico di ventina di miliardi di euro che, coinvolgendo la Banca europea degli investimenti, la Cassa depositi e prestiti e altri istituti, con relativo effetto vela, possa diventare da 200 miliardi». «La Regione sollecita da tempo una maggior presenza del Governo italiano per sviluppare i trasporti come le ferrovie, il sistema portuale e le infrastrutture digitali - ha detto in chiusura il presidente del Parlamento europeo -. Non si tratta di assistenzialismo, ma di azioni per far sì che il Sud possa muoversi da solo. Anche con il sostegno delle università siciliane che formano eccellenze costrette ad emigrare al Nord e all’estero per mancanza di infrastrutture e di tutti quegli strumenti e fondi per realizzare ricerche».

Dopo gli interventi di numerosi relatori e esperti del settore, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha chiuso i lavori evidenziando «che una rete di infrastrutture adeguata, moderna e efficiente sia strumento essenziale per diventare competitivi nell’area euro-afro-asiatica, un’area dove la Sicilia deve giocare un ruolo da protagonista». «La Sicilia deve essere capitale culturale e economica del Mediterraneo – ha aggiunto Musumeci -, per fare questo non basta la centralità geografica, serve dotare l’isola di ciò che ha bisogno. Il governo regionale sta lavorando per la viabilità minore, quello nazionale deve metterci nelle condizioni di avere un porto-hub capace di intercettare il traffico del Mediterraneo e di un sistema aeroportuale più accessibile, più adeguato».